Il Ministero della Giustizia ha recentemente varato le linee guida per la formazione dei nuovi avvocati specialisti. Sono trentasei gli itinerari biennali di qualificazione possibili, raggruppati in tre macrocategorie: civile, penale e amministrativo.
Come cambia la professione a seguito di questo provvedimento? Il giornalista Antonio Ranalli affronta la conversazione attraverso diverse interviste con professionisti del settore nel nuovo articolo per Italia Oggi.
Tra gli intervistati, il nostro Managing Partner Fabrizio Carbonetti, che ritiene che questa riforma non avrà impatti sostanziali per i servizi legali offerti alla clientela istituzionale. Commenta: “Per quanto riguarda i settori in cui operiamo, come regolamentazione bancaria, finanziaria ed assicurativa, corporate, M&A, crisi d’impresa e diritto amministrativo, prevedo che l’attuazione della normativa sulle specializzazioni non avrà alcun impatto, se non puramente burocratico e semmai di impiccio per la fluidità del lavoro.”
“La nuova normativa”, prosegue, “(…) sarà forse utile per quella clientela che cerca l’avvocato sull’elenco telefonico.” Un giudizio critico, che deriva dalla considerazione che il mercato dei servizi legali in Italia e per lo più inadeguato e frutto di un approccio culturale della maggior parte degli avvocati e, soprattutto, delle istituzioni forensi, non al passo coi tempi.
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