A cura di Salvatore Providenti e Francesca Tanzi Marlotti
Con l’entrata in vigore della Direttiva CSRD l’Europa conferma il proprio impegno verso la creazione di un framework che mira ad accrescere la responsabilità delle imprese sui delicati temi legati alla sostenibilità e a diffondere standard comuni di reporting. Le imprese italiane si troveranno presto ad affrontare una nuova sfida verso lo sviluppo economico sostenibile.
Contesto normativo e ambito di applicazione
Il primo gennaio 2023 è entrata in vigore, a modifica della Direttiva EU 2014/95 sulle informazioni non finanziarie (Non-Financial Reporting Directive, o “Direttiva NFRD”), la Direttiva UE 2022/2464 (Corporate Sustainability Reporting Directive, o “Direttiva CSRD”) relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità, avente lo scopo di guidare le società verso un’economia maggiormente sostenibile.
La necessità di prevedere un reporting di sostenibilità, deriva dagli impegni assunti dall’Unione Europea con (i) l’Accordo di Parigi ratificato dall’UE nel 2016, che ha impegnato i governi a mantenere l’incremento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e a limitare tale incremento a 1.5 °C, (ii) il Sustainable Finance Action Plan del 2018, nel quale vengono individuate dieci azioni prioritarie da intraprendere per la realizzazione di un sistema finanziario idoneo a promuovere uno sviluppo autenticamente sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico e (iii) il Green Deal del 2019, che ha definito un insieme di iniziative politiche volte al raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
Essendo gli Stati Membri, compresa l’Italia, obbligati a recepire le nuove disposizioni nella legislazione nazionale entro il 6 luglio 2024, le imprese saranno, pertanto, presto tenute a pubblicare informazioni dettagliate in merito alle questioni di sostenibilità.
Cosa prevede la CSRD per le imprese?
Le imprese soggette all’obbligo dovranno redigere una rendicontazione di sostenibilità in accordo agli European Sustainability Reporting Standards (“ESRS”) in elaborazione dall’European Financial Reporting Advisory Group (“EFRAG”) e che dovrebbero essere approvati dalla Commissione Europea a giugno 2023. Con la nuova normativa non soltanto non si parlerà più di “rendicontazione non finanziaria”, bensì di rendicontazione sulla sostenibilità, ma si amplierà altresì il numero delle imprese interessate nonché verrà esteso il set informativo da rendicontare in un’apposita sezione della relazione sulla gestione; tale set informativo, basandosi sul cd. principio di doppia materialità, comprenderà sia gli effetti delle attività dell’impresa sulle persone e sull’ambiente circostante, sia il modo in cui gli sviluppi nel campo della sostenibilità influenzano ed hanno effetto sull’impresa. È inoltre richiesto che la rendicontazione di sostenibilità sia resa disponibile in formato digitale, nonché assoggettata, ad opera di revisori legali e società di revisione contabile, a “limited assurance”, con l’obiettivo di rafforzare l’attendibilità delle informazioni in esso riportate.
La trasparenza su come l’impresa affronterà suddetti temi consentirà alla stessa di aumentare la propria responsabilità, consapevolezza e comprensione dei rischi e delle opportunità correlate all’ambiente, ai temi sociali e alla condotta aziendale, nonché migliorerà il dialogo con tutti i portatori di interessi ed investitori.
Soggetti destinatari e data di applicazione
Le nuove norme in materia di comunicazione sulla sostenibilità si applicheranno a tutte le grandi imprese, quotate e non quotate in borsa, comprese le imprese non europee laddove ricorrano determinate condizioni. Le norme si applicano anche alle PMI quotate, tenendo conto delle loro specificità, anche se sarà possibile una deroga (“opt-out“) durante un periodo transitorio, che le esenterà dall’applicazione della Direttiva CSRD fino al 2028.
A tali soggetti, la Direttiva CSRD, e pertanto l’obbligo di redigere e rendere pubblico il bilancio di sostenibilità, si applicherà in quattro fasi distinte:
- nel 2025, comunicazione sull’esercizio finanziario 2024 per le imprese che attualmente già redigono una dichiarazione non finanziaria – contenuta nella relazione sulla gestione allegata al bilancio d’esercizio – ai sensi della Direttiva NFRD;
- nel 2026, comunicazione sull’esercizio finanziario 2025 per le grandi imprese attualmente non soggette alla Direttiva NFRD;
- nel 2027, comunicazione sull’esercizio finanziario 2026 per le PMI quotate (ad eccezione delle microimprese), gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive;
- nel 2029, comunicazione sull’esercizio finanziario 2028 per le imprese di paesi terzi che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di euro nell’UE, se hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE che supera determinate soglie.